domenica 31 marzo 2019

Un giro nel nord del Marocco

Marocco, il nord...

Già da tempo avevo in mente di mettermi sulla strada per andare a scoprire le città imperiali del Marocco. La curiosità è nata dalle centinaia di chilometri che io e mia moglie, allora la mia fidanzata, abbiamo percorso sulle strade dell' Andalusia alla scoperta del tramontato impero Arabo.
Un volo economico e la mia voglia di scomparire sotto le feste di Natale hanno dato l’impulso finale ad una nuova avventura nel nord del continente africano.

Chi ha girato l’Andalusia in lungo e in largo non può non essere rimasto incantato di fronte allo spettacolo offerto dall'architettura “moresca”. Dei mori, appunto, gli arabi.

In quello stesso periodo, in Marocco, le famiglie regnanti costruivano i loro palazzi e, insieme, le loro città imperiali.  
Ve lo dico già da ora, non ho trovato molto di quello che pensavo di trovare, ma sono tornato avendo scoperto qualcosa di sensazionale!


Per farmi capire salterò subito alla conclusione scrivendo subito l’inaspettato epilogo: mentre stavo guidando tra Chefchaouen e Fes, tra le colline verdeggianti, strade disabitate e i piccoli paesi,  mi sono tornate alla mente delle parole lette su un libro di Alberto Angela sull'Antica Roma. L’argomento  riguardava l’aspetto che doveva avere la città di Roma sotto l’Impero Romano; dicevano più o meno così: “Per farci un’idea di quello che era Roma nei quartieri dove viveva la popolazione, bisogna andare nelle Medine dei paesi orientali di oggi.” Le Medine e l’intensa vita che ci gira intorno sono ciò che assomiglia di più a Roma durante l’Impero.


Con questa “nuova” consapevolezza ho cominciato a ricordare le diverse medine nelle quali ero già entrato e ad analizzare le sensazioni ed i ricordi sotto questa nuova luce. Così è divampata da subito la nostalgia per Tetouan e Rabat, dove i turisti ce n’erano veramente pochi e il contatto con la gente è stato più vero. Al contrario ho capito quanto fosse poco genuina la Medina di Chefchaouen, piena di turisti attratti dai bagliori del blu intenso o dalle nebbie del fumo.


Mi mancava ancora Fes, però, e la sua enorme Medina, patrimonio mondiale UNESCO. Avrei fatto di tutto per guardarla, viverla e provare a capirla con gli occhi di un qualunque romano di 2.000 anni fa. Ho passato, così, qualche giorno soprattutto tra la gente e questo, con i lati positivi e negativi che si porta appresso, è quanto di più importante il Marocco mi ha lasciato.


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